ORIGINI E VICENDE STORICHE DEL LUOGO DI CULTO
LE RADICI
Ai piedi del Monte San Giuliano, oggi Erice, a poche miglia dal promontorio falcato della città di Trapani, sorge il Santuario mariano più famoso della Sicilia occidentale: il Santuario di “Maria SS. Annunziata”, denominato anche nella devozione popolare Santuario della “Madonna di Trapani”.
Il complesso religioso, fin dai primordi, è stato officiato dai frati Carmelitani, giunti a Trapani nella metà del sec. XIII. Dove i Carmelitani dimorarono subito dopo il loro arrivo a Trapani, non è facile stabilirlo con esattezza. Secondo alcuni storici, essi, per benevola concessione del Senato cittadino, si stanziarono in un primo momento presso la piccola Chiesa di “Santa Maria del parto”, costruita dai pescatori nei primi decenni del XIII secolo vicino l’antica dogana, alle spalle dell’odierna Chiesa dell’ex Collegio dei Gesuiti, accanto alle mura di tramontana della Città. Poi, il 24 agosto del 1250, ricevute in donazione per mezzo di un atto notarile dal notar Domenico Ribaldo e dalla sua prima moglie donna Palma Donores, trapanesi, una piccola cappella, dedicata all’Annunziata e le terre adiacenti ad oriente, fuori le mura cittadine, si trasferirono là per continuare nella quiete della campagna la loro vita comune in ossequio a Gesù Cristo come fraternità contemplativa sulle orme di Maria e di Sant’Elia, il profeta del Carmelo, eremiti non più pellegrini, ora mendicanti itineranti in Europa in mezzo al popolo. Successivamente un’altra donazione, non meno consistente, avviene da parte della seconda moglie di Ribaldo, Donna Perna.
Il 1248-1250 sono gli anni in cui entra nel cenobio trapanese un santo figlio illustre: Sant’Alberto, parente degli Abate. Attraverso questo inaspettato e prodigioso avvenimento in seno alla nobile famiglia, verranno così offerti a favore dei Carmelitani altri possedimenti, per il loro sostentamento e per i lavori di ampliamento della primitiva Chiesetta. Così, per provvidenziale coincidenza, la storia del Carmelo trapanese inizia a legarsi indissolubilmente con la Famiglia degli Abate e, nel corso dei secoli, con altre famiglie nobiliari che, con il benestare e l’ausilio degli stessi sovrani succedutisi nel governo della Sicilia, favoriranno la realizzazione delle pregevoli strutture architettoniche e decorative del Santuario in gran parte giunte fino a noi grazie anche alle cospicue e pubbliche offerte di benefattori di ogni ceto sociale.
Nulla rimane di quanto era di natura architettonica o edilizia dell’originario cenobio carmelitano del sec. XIII nella tenuta degli Abbate. Esso venne via via trasformato , sino ad essere del tutto sostituito dal nuovo e grande complesso realizzato, con larghezza di mezzi, tra Cinque e Seicento.
IL LUOGO DI CULTO
All’origine del culto alla Madonna di Trapani non c’è quindi un miracolo, un’apparizione. C’è una Chiesetta dedicata all’Annunziata, alle falde del Monte San Giuliano – Erice, accanto alla quale sorge il primitivo convento dei Carmelitani. Essi accoglieranno ben presto nel loro “nuovo Carmelo” trapiantato in terra sicula, l’immagine marmorea della Vergine col Bambino, che riceverà il titolo di “Madonna di Trapani”, la Signora del luogo, così come i primi eremiti sul Carmelo avevano associato il nome della Vergine a quella santa montagna, vicino Nazaret, nell’innalzare una piccola Chiesa dedicata a Dio e in suo onore.
Il 1300 rappresenta il secolo della svolta nella storia spirituale del Santuario sull’onda della crescente venerazione della santità di Alberto. Una crescita che ben s’inquadra in quel risveglio che in Sicilia sorge nel periodo della casa regnante aragonese in particolare sotto il regno di Federico III d’Aragona, che, come già detto, di Alberto fu gran devoto. Per questo motivo alla piccola Chiesa romanica apprestata e finanziata per i Carmelitani nei possedimenti della Famiglia Abate fin dal loro arrivo nelle “senie” fuori le mura cittadine, fa seguito la “Chiesa Grande” (così chiamata per distinguerla dalle Cappelle che sono sorte attorno ad essa lungo i secoli) in puro stile gotico catalano (a tre navate, con lunghe ogive, con delle monofore e portali) i cui lavori iniziarono intorno al 1315 e furono terminati (almeno nella maggior parte dell’impianto) nel 1333 (i lavori continueranno fino al 1420 circa). Viene edificata quindi in virtù di una partecipazione sempre più intensa del popolo di Dio, al culto divino, alla preghiera, alla vita sacramentale, attratto dall’ideale di santità dell’illustre discendente degli Abate e dai continui miracoli che egli otteneva dal Signore a favore dei suoi devoti. Questa nuova Chiesa accoglierà soprattutto il Simulacro marmoreo della Beata Vergine Maria, Madre di Dio, che diverrà sempre più caro al popolo cristiano ed oggetto principale, col tempo, della sua devozione.
I secoli successivi, fino ai nostri giorni, portano all’abbellimento o al consolidamento delle strutture già esistenti con l’aggiunta di alcuni elementi architettonici come, ad esempio, il Ciborio dell’Altare della “Chiesa Grande” (lavori terminatati nel 1967), costruito dopo l’erezione del Santuario al titolo e privilegi di Basilica Pontificia (1950) e il rifacimento dell’arredo della Cappella della Madonna con finti marmi di porfido e la sostituzione dell’ampio apparato pittorico con tele del trapanese Andrea Marrone (1859-1861).
Da queste memorie storiche, si deduce chiaramente come la complessa realtà del Santuario dell’Annunziata di Trapani, rispecchia la vitalità cultuale e culturale che ha caratterizzato lungo i secoli i Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, rendendo questo luogo uno dei loro più importati centri di spiritualità.