I Frati Carmelitani
I Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo giungono a Trapani nella prima metà del XIII secolo durante la trasmigrazione in Europa dalla Terra Santa, culla dell’Ordine.
Dove i Carmelitani abbiano dimorato subito dopo il loro arrivo a Trapani, non è facile stabilirlo con esattezza. Secondo alcuni, essi, per benevola concessione del Senato, si stabilirono nella chiesetta di santa Maria del Parto, costruita dai pescatori nei primi decenni del XIII secolo, “inverso tramontana fuori di Trapani assai presso al castello” di terra.
Una presenza storica dentro la Città è la Chiesa del Carmine:
Il 24 agosto 1250, con atto notarile del Notaio Berardo da Trapani, Notar Ribaldo e sua moglie Palma donano ai frati Carmelitani la cappella dell'Annunziata, da loro costruita, con alcuni terreni circostanti a circa due chilometri dalla città di Trapani, ai piedi del Monte Erice. Successivamente un’altra donazione, non meno consistente, avviene da parte della seconda moglie di Ribaldo, Donna Perna.
L’ubicazione della chiesa e del caseggiato si prestarono idonei ai Carmelitani per poter osservare maggiormente il loro stile di vita eremitico-cenobitico.
Qui i frati costruirono il loro primo convento, che venne, nel corso dei secoli rimaneggiato e ingrandito più volte, fino alla forma attuale, divenuto nel 1905 sede del Museo Regionale, mentre ai Carmelitani viene retrocessa una minima parte.
La chiesa e i frati sono subito amati dai trapanesi che continuano a visitare la loro chiesa, pur dispersa nella campagna, e ad essere assidui alle celebrazioni liturgiche dei frati, tanto che essi decidono di ingrandirla.
Papa Nicolò IV con la Bolla “Vitæ perennis gloria” del 17 settembre 1290, concede ai fedeli che visitano la suddetta chiesa nelle feste della Madonna un anno e 40 giorni di indulgenza.
Nel 1410 inizia in Italia il movimento dell'Osservanza Carmelitani. Esso è un movimento di riforma spirituale che interessa tutti gli Ordini religiosi e mira a far ritornare alla stretta osservanza della Regola.
Anche il convento di Trapani, nel 1527, è designato della “Osservanza”. La comunità di Trapani è abbastanza numerosa e, quando il convento viene designato dell’Osservanza, viene ridotto a 15 sacerdoti, 12 novizi e chierici e 6 fratelli laici. Il convento è anche sede dello studentato, dove i chierici iniziano i corsi di logia e di filosofia, e nel 1586 le Costituzioni del Priore generale Caffardi nominano Trapani tra gli “Studia Generalia” dell’Ordine. La presenza dei giovani in formazione, mantiene alto il tono della comunità e del santuario, sia per la vita di preghiera e di fraternità, che per l’impegno culturale, dovendo preparare i giovani frati alle varie discipline teologiche e umanistiche prescritte.
Oltre che alla formazione, nello studio e nelle attività proprie del convento, i frati si dedicano alla predicazione e alla cura del santuario, dove sono a servizio di persone di ogni ceto e condizione sociale.
Il popolo ama i Carmelitani: i continui lasciti al convento, oltre che alla chiesa, sono una dimostrazione di stima e di riconoscenza.
Conoscendo l’accurata selezione dei candidati ai vari gradi, le severe prescrizioni accademiche, il lungo periodo di tirocinio segnato da rigorosi esami, si deve dedurre che il convento di Trapani ha avuto uomini di elevata cultura, tanto che il Priore veniva scelto quasi sempre tra i graduati.
Anche questo è segno di una seria formazione di base avuta in comunità. La crescente vitalità del santuario e della comunità religiosa, testimoniano la loro fedeltà all’impegno di consacrazione e di zelo apostolico, facendo vivere e serbare nel cuore la Parola di Dio sull'esempio di Maria di Nazaret, prima discepola del Signore, cosicché anche il gesto più semplice deposto ai piedi della Vergine Maria diventi il “sì” della fede, che si unisce a quello della dolce Patrona di Trapani.
Dal Convento dell’Annunziata uomini illustri per santità e dottrina, contemplativi ed evangelizzatori, hanno irradiato il culto della Madonna di Trapani e del confratello Sant’Alberto, in Italia e nel mondo. Il loro numero è veramente cospicuo, ma menzioneremo alcuni tra i principali nomi che onorarono con la loro presenza nel tempo il Cenobio trapanese. Oltre al suo figlio più celebre, Sant’Alberto degli Abate, ricordiamo il Beato Luigi Rabbatà (1443-1490), nativo di Erice, che qui divenne religioso e sacerdote; padre Giacomo Licata (sec. XVI), professore presso l’università di Siena; padre Pompeo Zuccalà (†1616), trapanese, Teologo e Storiografo, Reggente dello Studio dei Carmelitani di Venezia; Padre Giacomo Adragna (sec. XVII) che nel 1630 diede inizio alla costruzione di un ospedale per i pellegrini e i convalescenti; padre Luigi Scalabrini († 1842), Priore Generale e Vescovo di Mazara del Vallo; padre Giuseppe di Palma (†1843), Vescovo di Avellino; padre Antonino Franco (†1945), Procuratore Generale dell’Ordine, Consultore di varie Congregazioni vaticane, che nominò erede la Provincia “Sant’Alberto” di Sicilia del monumentale complesso della Chiesa del Carmine, Convento e Casa Militari di Erice, ricevuto in eredità dallo zio padre Antonino Isca; padre Alberto Grammatico (†1960), nativo di Erice, Consigliere generale dell’Ordine, Professore di Teologia presso il Collegio Internazionale “Sant’Alberto” in Roma, Membro dell’Accademia “San Tommaso”, Direttore Spirituale di letterati e filosofi, Consultore di varie Congregazioni vaticane, brillante Conferenziere che partecipò vivamente a quel rinnovamento nella Chiesa che portò al Concilio Ecumenico Vaticano II, e padre Elia Carbonaro († 1973), deceduto nel Convento di Trapani in fama di santità.
La Comunità attuale dei Frati del Convento dell'Annunziata, appartenenti alla Provincia Italiana dei Carmelitani, senza tralasciare il carisma, vivono un nuovo stile attraverso il Rinnovamento della Chiesa e di quanto suggerisce il Vescovo attraverso gli orientamenti pastorali: “compagni, sinodali e solidali”.
Essi sono:
p. Giuseppe Basile, Priore
p. Carlos Rivera Rodriguez, Parroco
p. Eliseo Castoro
p. Mario Serra
p. Gerard Ngolo Kpadingo
p. Rodolfo de Jesus Chavez Mercado
fr. Vincenzo Boschetto